BIZZARRINI: UNA RETROSPETTIVA SUL “GIOTTO DELL’AUTOMOBILE”

Un vero e proprio “artista” delle quattro ruote, capace di imprimere il suo marchio di fabbrica su ogni vettura su cui ha lavorato.

Non si potrebbe definire altrimenti il grande Giotto Bizzarrini, uno dei più importanti ingegneri automobilistici di sempre noto per aver progettato, fra le sue numerose creazioni, vari memorabili modelli di Ferrari e Lamborghini.

Bizzarrini, che si è distinto anche come car designer e imprenditore (con la sua Bizzarrini SPA), è scomparso il 13 maggio 2023 all’età di 96 anni dopo una lunga carriera all’insegna dell’eccellenza.

Vista l’enorme eredità lasciataci dal “Giotto dell’automobile” (uno degli appellativi con cui era conosciuto dagli appassionati), abbiamo deciso di ripercorrere brevemente il suo percorso professionale, dai primi passi nel mondo dell’automotive alle sue “creature” più recenti.

Giotto Bizzarrini nel 1966

Giotto Bizzarrini: l’inizio della carriera

Il genio di Bizzarrini è emerso già nella sua tesi di laurea in ingegneria, discussa nel 1953 all’Università di Pisa. Nella sua dissertazione, in particolare, venivano presi in esame degli studi di aerodinamica molto avanguardistici per l’epoca, talmente visionari che non esistevano documenti scientifici in grado di confermare o confutare le sue posizioni.

Dopo un periodo di docenza presso l’ateneo pisano, l’ingegnere ha deciso di concentrarsi sulla sua passione per le auto iniziando a lavorare come designer dell’Alfa Romeo nel 1954. In questo frangente, ha contribuito allo sviluppo del telaio della Giulietta.

Bizzarini nel 1953 insieme alla sua Fiat 500 “Macchinetta” (quando era ancora studente presso l’Università di Pisa)

L’approdo alla Ferrari

Nel 1957, il passaggio alla Ferrari è stato il primo momento spartiacque della vita di Bizzarrini.

Presso il Cavallino Rampante, Giotto ha ottenuto la promozione a direttore degli esperimenti e degli sviluppi sulle macchine sportive e GT. Ricoprendo questo ruolo ha dato vita a quattro ruote immortali come la GTO e le sue differenti versioni (250 GTO, 250 GT Swb e 250 Spider California).

Ferrari 250 GT Swb con Stirling Moss. Credits: gazzetta.it

La 250 GT Swb si contraddistingueva per le sue ottime prestazioni in termini di velocità e per essere stata oggetto dell’utilizzo sperimentale di pneumatici differenti (gomme posteriori più larghe e anteriori più strette). È stata inoltre testata dal pilota britannico di Formula 1 Stirling Moss durante le prove di una competizione a Monza nel 1961. Durante questo collaudo, il tempo registrato di 1 45” 4 ha acceso l’entusiasmo di Enzo Ferrari, che ha esclamato “Non si era mai vista una GT davanti alle monoposto!”.

1961: Willy Mairesse (a sinistra) e Giotto Bizzarrini (a destra) durante il test del prototipo della 250 GTO all’Autodromo Nazionale di Monza

La 250 GTO, invece, aveva tra i suoi punti di forza la considerevole aerodinamicità, facilitata dalla presenza di prese d’aria sul muso e di zone di depressione sul cofano.

La Ferrari 250 GTO Credits: gqitalia.it

L’addio al Cavallino Rampante e la nascita di ATS

Dopo aver firmato una lettera di solidarietà nei confronti del direttore commerciale Gerolamo Gardini, che era in contrasto con la moglie del Commendator Ferrari, Bizzarrini è stato licenziato dall’azienda di Maranello nel 1961 insieme ad altri dirigenti. Secondo quanto dichiarato dallo stesso ingegnere in un’intervista a QuattroRuote, “Ferrari non ebbe scelta”.

Da sinistra: Enzo Ferrari, Carlo Chiti e Giotto Bizzarini

Nel 1962, alcuni mesi dopo il licenziamento, il car designer ha fondato, insieme all’amico ingegnere Carlo Chiti, la ATS: Automobili Turismo e Sport. Sempre nello stesso anno, ha lavorato su un’auto sulla falsa riga della GTO per la Scuderia Serenissima del conte Giovanni Volpi di Misurata: la ATS 2500 GTS, caratterizzata da un peso ridotto (750 kg), potenza a 245 cv, accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi e telaio spaceframe con trazione posteriore.

La ATS 2500 GTS del 1963

Il V12: la grande innovazione in casa Lamborghini

Nei primi anni ’60 Ferruccio Lamborghini, all’epoca noto per essere attivo nella produzione di trattori, ha deciso di creare un’azienda di auto sportive dal momento che non si riteneva soddisfatto delle sue Ferrari personali.

Da sinistra: Giotto Bizzarrini, Ferruccio Lamborghini e Gian Paolo Dallara (1963)

Per dare forma al suo sogno imprenditoriale, Lamborghini ha assunto Giotto Bizzarrini, la cui figura nel settore automotive godeva ormai di grande fama. All’interno delle realtà produttiva di Sant’Agata Bolognese, l’ingegnere ha concepito il motore V12, applicato poi alla celebre Lamborghini 350 Gtv.

La Lamborghini 350 GTV. Credits: motor1.com

Questo motore, nello specifico, è stato il primo 12 cilindri della storia dell’azienda ed è diventato immediatamente il propulsore con la più alta potenza specifica in assoluto (almeno fino ad allora).

Il motore V12. Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Lamborghini350GTV12-engine.jpg

La P400 Miura

Un altro importante exploit di Bizzarrini durante il suo trascorso in Lamborghini è stata la messa a punto della mitica P400 Miura (1966), caratterizzata da un inconfondibile design e dotata di un motore V12 (con 4 alberi a camme in testa) da 350 cavalli in grado di raggiungere i 290 km/h.

La Lamborghini Miura Credits: lamborghini.com

La breve avventura della Bizzarrini SPA

“Io come industriale non ho mai avuto alcuna capacità” ha dichiarato il “Giotto dell’automobile” nella sua intervista a QuattroRuote, un’affermazione riconducibile alla breve storia delle sue creature imprenditoriali: la già citata ATS e la Bizzarrini SPA. Quest’ultima realtà, in particolare, ha chiuso per fallimento nel 1969 dopo solo tre anni dalla sua fondazione.

La scocca della Bizzarrini 5300 GT Strada. Primo da sinistra nella foto (1984), l’arch. Gabriele Pagliuzzi, presidente del Parco Esposizioni Novegro; secondo da destra, l’ingegnere e restauratore Salvatore Diomante (che ha lavorato con Giotto Bizzarini). Credits: diomante.com

Nonostante l’impresa non fosse andata a buon fine, in quel triennio la fucina di idee dell’ingegnere ha comunque consegnato alla storia un totale di 155 vetture, tra cui spiccano eccellenti modelli come la Bizzarrini 5300 GT Strada e la Bizzarrini P538S.

La Bizzarrini 5300 GT Strada (Modello del 1966) Credits: By Detectandpreserve – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18936242

La 5300 GT compare nella pellicola “Bullitt” (1968) con Steve McQueen, un’apparizione cinematografica di spessore che ha permesso a quest’auto di entrare nell’immaginario dei veicoli emblematici degli anni ’60.

La 5300 GT (a destra) in una scena di “Bullitt” (1968), Credits: imcdb.org

La P538S, invece, ha gareggiato a Le Mans nel 1966 e ha preso parte alla stagione di gare della sua categoria nel 1967.

La Bizzarrini P538S del 1966. Credits: ruotevecchie.org

I progetti più recenti e la consulenza per la Scuderia Ferrari

Dopo un periodo di consulenze (per Kawasaki e altre case produttrici) e un ritorno alla docenza presso la Facoltà di Ingegneria di Pisa, nel 1990 il car designer è stato il regista della realizzazione della Bizzarrini BZ-2001 e, successivamente, ha concepito la Ma.Gi.Ca, la prima macchina ibrida italiana. Tale creazione, diventata realtà grazie alla collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, è stata poi ribattezzata con il nome Kjara.

La Kjara

Alla fine degli anni ’90, Giotto è, in parte, tornato alle sue origini professionali collaborando con la Scuderia Ferrari come consulente per la vettura Formula 1 di Michael Schumacher. Anche in questa occasione, l’ingegnere ha mostrato tutto il suo acume risolvendo i problemi alle sospensioni della macchina, che erano causa di un consumo anomalo delle gomme e di vibrazioni eccessive durante le curve. Grazie all’intervento sui sui punti di ancoraggio e su alcuni punti smorzanti, la Ferrari ha ottimizzato le sue prestazioni portando a casa svariate vittorie.

Un ingegnere tuttofare

Bizzarini si è sempre definito “un ottimo operaio con una laurea in ingegneria”, un titolo che riflette molto bene il suo eclettismo. Giotto, infatti, si dedicava ad aspetti che andavano oltre la progettazione del veicolo e delle sue componenti: svolgeva tutti i calcoli teorici, collaudava con grande perizia le sue auto, smontava e rimontava telai e bracci, lavorava a mano gli alberi motori, saldava l’acciaio, comandava il tornio etc.

Insomma, un gigante delle quattro ruote di cui difficilmente ci dimenticheremo.

Giotto Bizzarrini in una foto recente. Credits: ansa.it

Iscriviti alla newsletter!

Vuoi ricevere tutti gli aggiornamenti su Auto Collection e Mostra Scambio? Iscriviti alla nostra newsletter flaggando la passione “Motori”.