Spesso travolti dall’attenzione spasmodica verso i nostri simili, sia in senso positivo che negativo, ci dimentichiamo di quell’altro che ci sta intorno. Non stiamo parlando degli animali da compagnia che ormai, per tanti, hanno preso il posto degli umani, ma delle cose. Sì, le cose, che non sono solo natura ma anche soggetti immobili a cui è rivolta la nostra distratta attenzione. Salvo le mirabolanti architetture del passato e del presente, degne di ammirazione, tutto il resto è relegato al ruolo di riempimento abitudinario del nostro sguardo.
Eppure anche le cose hanno un’anima, non fosse altro per quanto consolidino, quale cortina silenziosa, i nostri spazi di esistenza. Talvolta si rivelano anche care e simpatiche come quel pomello di scala, precario e impertinente, che un euforico James Stuart, risorto alla vita nell’indimenticabile film “La vita è meravigliosa”, bacia come un amico ritrovato o il toccante pallone Wilson disperso in mare che fa prorompere in lacrime di disperazione Tom Hanks in “Cast Away”.
Qualche volta sono cari anche i muri, non quelli che dividono ingiustamente e che è bene abbattere, ma quelli protettivi di una casa o quelli che offrono sicurezza ad una collettività.
Quando sono in buono stato di decoro e manutenzione appaiono anche belli. Quelli storici godono addirittura di una tutela artistica e ambientale.
Forse è il caso del lungo “bastione” che protegge la vasta area ferroviaria di Milano Smistamento sulla via Corelli. Trattasi di un’opera ascrivibile agli inizi degli anni trenta. Presenta quasi un piglio architettonico nel corposo sgocciolatoio in cemento che lo percorre in tutta la sua lunghezza e nella finitura al colmo con una mensola altrettanto proporzionata.
Insomma, una vecchia conoscenza che accompagna l’occhio veloce dell’automobilista e anche le pedalate dei ciclisti che si dirigono verso l’Idroscalo, oggi ancora più vicino grazie ai lavori appena iniziati per il prolungamento della pista a loro dedicata fino al mare dei milanesi.
Perché, allora, le reiterate offese subite nel corso degli ultimi anni da graficismi senza costrutto?
Tempo addietro il Comune di Milano concesse agli eroi dello spray luoghi di sfogo su parecchi muri di sua pertinenza, forse per distrarre la loro incontinenza dalle zone più pregiate del centro.
Uno di questi era proprio quello di via Corelli, che ora risulta tutto imbrattato senza rimedio.
Attribuire valore artistico agli sgorbi seriali che lo hanno invaso è opera vana, a meno che non si voglia ostinatamente rianimare il gesto “rivoluzionario” dei grafittari con permesso, oggi in irrimediabile declino.
Allora è tempo di restituire dignità al nostro vecchio muro prima che i lavori in corso per la nuova pista ciclabile lo rendano ancora più facilmente esposto al getto delle bombolette.
Se poi lo si vorrà proprio aggraziare, basterà qualche rampicante molto più estetico e meno inquinante di ogni possibile schizzo di vernice.
Comis Lombardia